Ghisolfi e i conti senza l’oste: da Abraham a Karsdorp, la verità è una sola

Ghisolfi non può completare la squadra a De Rossi se prima non riesce a cedere alcuni calciatori in rosa dall’ingaggio ingombrante. E’ così che si è finiti a parlare di Dybala. Intanto Kumbulla dice no all’Empoli. Ma perché nessuno vuole i calciatori giallorossi? L’analisi

Luca Mugnaioli -
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Abraham Roma
Abraham è uno dei casi più spinosi in casa Roma: Ghisolfi vuole venderlo ma mancano le condizioni – (RomaForever.it)

Non lego nessuno a Trigoria“. Chissà per quanto tempo ancora ricorderemo queste parole di De Rossi, diventato un vero e proprio tormentone dell’estate dei giallorossi. Il problema però è che, pur non volendo trattenerli, per molti giocatori anzi, ad oggi, per tutti quelli considerati in uscita, di offerte concrete sul tavolo della Roma non ne sono arrivate. Forse lo faranno a ridosso della fine del mercato ma ad oggi la situazione è questa. Paradossalmente l’unica proposta reale per il club dei Friedkin è quella per Dybala, ovvero l’ultimo giocatore che ormai si pensava di poter cedere arrivati a metà agosto.

E invece, complice un monte ingaggi da abbassare e una rosa da sfoltire anche numericamente, la Roma si è ritrovata a mettere in discussione il futuro del suo giocatore più determinante negli ultimi due anni (lo dicono i numeri) pur di cercare di smuovere la situazione. Lo abbiamo ripetuto più volte in queste ore: in squadra, come giustamente sottolinea De Rossi, ci sono “troppi giocatori” ma in alcuni casi non dove servirebbero. Tre i colpi in canna pronti per Ghisolfi in tal senso (ci sarebbe pronto il trio francese Badé, Assignon, Laurienté): ma prima bisogna cedere qualcuno.

Il mercato in uscita della Roma si è inceppato: i motivi

Karsdorp
Karsdorp, il suo stipendio pesa più di quello di Soulé: il paradosso – (RomaForever.it)

Ciò che sta accadendo in casa Roma è per certi versi paradossale. E, una volta sistemata la contingenza, tutto questo dovrà servire da monito per il futuro al fine di evitare gli errori, gravi, commessi in passato. Perché non si può avere un monte ingaggi da Champions e in Champions non andarci mai. Un concetto banale ma veritiero. Non a caso oggi Ghisolfi sta incontrando tantissime difficoltà a cedere quei calciatori che, almeno in teoria, non rientrano più nel nuovo corso societario.

Il club, dal canto suo, ha intrapreso finalmente una strada condivisibile, procedendo con un ringiovanimento della rosa puntando su giovani calciatori forti piuttosto che su campioni, o presunti tali, dalla carta d’identità avanzata e soprattutto dallo stipendio pesante. Vero, i paletti imposti dal fair play finanziario hanno portato nelle stagioni precedenti ad una campagna votata quasi obbligatoriamente ai ‘parametri zero‘ che oggi però ti stanno costando tantissimo in termini di ingaggio. E che per di più in campo non hanno reso quanto sperato, per non parlare dei risultati che non sono arrivati. Non a caso, molti dei quei calciatori, oggi non li vuole nessuno. Insomma, qualcuno ha sbagliato, c’è poco da fare.

In partenza ma senza acquirenti: gli esuberi ora sono un ostacolo

Partiamo da Smalling. Età 34 anni, quasi 4 milioni di stipendio e un contratto di un altro anno ancora. Chi può volerlo se non l’Arabia? Dove, per inciso, il giocatore non avrebbe interesse ad andare. Stesso discorso per Paredes, che le sirene degli sceicchi le ha già rifiutate. Dunque il calciatore, scadenza 2025 anche lui, resta con i suoi 4 milioni di ingaggio. E questo è un primo fattore: sintetizzando, i calciatori grandi d’età e con uno stipendio ingombrante sono difficili da piazzare (ma non scopriamo di certo l’acqua calda). Se non negli Emirati, che sembrano però aver già smarrito quell’aura luccicante dei mesi scorsi. Segno che oltre ai soldi, che i calciatori già prendono in larga misura, c’è anche altro.

Ci sono poi altri giocatori che la Roma pensava fossero più appetibili sul mercato e invece così non è stato. Un caso su tutti, quello di Abraham che a Trigoria è il secondo calciatore per stipendio, subito dietro a Dybala. Ghisolfi pensava di piazzarlo ad una cifra compresa tra i 25-30 milioni ma di fatto nessuno si è avvicinato a quelle cifre. E ancora. Che dire di Karsdorp? Inutile spenderci altre parole rispetto a quanto già detto e ridetto. Il giocatore resta fuori rosa guadagnando però più di Soulé. Chiudiamo con Kumbulla, l’unico “errore” che, a nostro avviso, non è imputabile forse alla Roma di ieri dal punto di vista tecnico: il prospetto sembrava davvero interessante ma poi il campo con i giallorossi ha detto altro. Ad ogni modo ieri è stato avanzato per lui un sondaggio dall’Empoli: ma Marash ha detto “no, grazie”.

Calciomercato Roma, le prossime mosse

Insomma, la verità è una sola: la Roma ha tanti calciatori pagati come forti, fortissimi, ma che, per un motivo o per un altro, nessuno vuole. E che però i giallorossi, arrivati a questo punto dell’estate, contava già di aver salutato. Di fatto però, arrivati a Ferragosto, le uniche uscite formalizzate sono state quelle di calciatori ‘minori’, eccezion fatta per quella di Belotti al Como. Dopodiché sono stati sistemati Solbakken, forse Shomurodov, e Darboe così come il portiere Boer, giocatori che però non spostano la situazione economica del club. E si ritorna a Dybala: possibile che debba toccare a lui “pagare per tutti”? A nostro avviso, ragionando dal punto di vista tattico, per la Roma sarebbe un clamoroso passo indietro che rimetterebbe in discussione tutta la campagna acquisti, importante è indubbio, condotta sin qui. A meno che Ghisolfi non tiri fuori l’asso dalla manica nei prossimi giorni.