Per diverso tempo Alvaro Morata è stato accostato anche alla Roma. I giallorossi erano in cerca di un attaccante per sostituire Romelu Lukaku e tra i tanti nomi quello del bomber spagnolo era senza dubbio uno di quelli che stimolava di più la dirigenza capitolina. La presenza in squadra di Dybala era un motivo in più, dato che alla Juve i due gioielli hanno fatto vedere ottime cose in coppia.
Tuttavia i contatti tra la Roma e Morata non si sono concretizzati. Ghisolfi ha poi virato su altri obiettivi, optando per Artem Dovbyk del Girona; l’attaccante spagnolo ha invece trovato l’accordo con il Milan, che ha pagato all’Atletico Madrid la clausola da 12 milioni di euro. Proprio nella giornata di oggi l’ex Juventus e Real Madrid è stato presentato ufficialmente dai rossoneri in conferenza stampa.
Nelle parole di Morata si può facilmente capire come in realtà la squadra che lo ha voluto più di tutte è stata proprio il Milan. “Sembravo un giocatore del Milan già agli Europei“, afferma Morata, sottolineando che proprio questo corteggiamento così serrato da parte di Ibrahimovic, Moncada e Furlani lo ha reso particolarmente orgoglioso.
Morata ha poi elogiato il Diavolo, precisando che è davvero difficile trovare un club con una tale organizzazione. L’attaccante è stato molto chiaro anche con i suoi nuovi tifosi: “Non posso promettere campionati e titoli, ma di sicuro correrò come un cane per pressare”. Anche se ora è un nuovo giocatore rossonero, il bomber iberico non dimentica il suo passato, in particolare la Juventus.
Più volte Morata ha precisato di sentire la Juventus come casa sua e di avere ancora tantissimi amici in bianconero. Un concetto che l’ex Atletico Madrid ha tenuto a ribadire, aggiungendo però che in campo saranno solo avversari. “Ora sono un giocatore del Milan: gli amici sono amici ma con loro si va a cena e nulla di più”.
Infine un passaggio sul gioco di Fonseca e su quello che ha potuto vedere in questo (ottimo) precampionato estivo del Milan. Morata sostiene che l’approccio dell’allenatore portoghese può ricordare quello della Spagna di De La Fuente. Il suo obiettivo non è il numero di gol, ma vincere: “Fare 50 goal o 60, non me ne frega nulla se poi non si vince”.