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Interviste

Dovbyk: “Scudetto o capocannoniere? Nessun dubbio. Non sono il nuovo Lukaku e prima dei Friedkin…”

Il bomber della Roma si presenta e in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport spiega qualche retroscena sul suo trasferimento in giallorosso: “Mi ha convinto il progetto a lungo termine, proprietà decisiva”

Artem DovbykThe Machine” (poi capirete da dove arriva questo soprannome), si presenta. E lo fa in grande stile. “Il futuro sarà luminoso“, assicura. A sperarlo sono i tifosi che in lui stanno riponendo molta fiducia per la Roma che sta nascendo. Il biglietto da visita è di quelli importanti, dall’hype assicurato, come dimostrano i tanti tifosi che hanno deciso di attenderlo all’aeroporto al momento del suo sbarco nella Capitale pochi giorni fa. Capocannoniere della Liga con 24 reti, non certo un risultato da tutti. Lui è stato scelto per raccogliere l’eredità di un Lukaku che, a dirla tutta, ci ha messo “zero” a dimenticare il suo recente trascorso in giallorosso.

Meglio così. Il futuro in casa giallorossa ha i connotati di un gigante d’area, uno che in palestra non passa certo inosservato perché come ha detto Pellegrini è in grado di sollevare 35kg con i pettorali, una bestia. De Rossi ovviamente si augura che lo sia anche in campo, in quell’area dove conta di piazzarlo in pianta stabile facendogli piovere cross e imbeccate continue da Matias Soulé e Dybala, ovvero le altre due stelle con cui comporrà un tridente, sulla carta, a dir poco eccezionale. In carriera, giunto all’età di 27 anni, Dovbyk ha già superato quota 100 gol segnati, raggiungendo pienamente la maturità calcistica lo scorso anno in Spagna. Ed è lì che i Friedkin, De Rossi e Ghisolfi sono andati a prenderlo.

Dovbyk: “Friedkin decisivi nella trattativa”, il retroscena

Dovbyk in azione con la Roma – (RomaForever.it)

Oggi tutto è alle spalle ma non dimentichiamoci che la Roma, nel voler portare a tutti i costi il calciatore a Trigoria, lo ha tolto letteralmente dalle mani all’Atletico Madrid, che era arrivato vicinissimo ad ingaggiarlo. Un ruolo determinante nella trattativa lo hanno avuto i Friedkin, i quali, come vi avevamo raccontato in quei giorni frenetici, erano pronti a tutto pur di giungere alla fumata bianca. E così alla fine è stato. “Dan e Ryan? Mi hanno illustrato il progetto a lungo termine e questo ha contato“, ha detto l’attaccante. “Io credo in loro e loro in me, mentre all’Atletico non tutti mi volevano“, ha aggiunto Dovbyk. Di fatto proprio quella scintilla che non era scattato con i colchoneros.

La Roma sta investendo tanto, vuole fare grandi cose, prosegue l’attaccante. Altro che ridimensionamento insomma. Del resto i numeri sono sotto gli occhi di tutti: da Le Fee, a Soulé fino ad arrivare proprio a Dovbyk, che “rischia” seriamente di diventare il terzo giocatore più costoso di sempre della storia giallorossa, considerando che l’operazione che l’ha portato nella Città Eterna sfiorerà i 40 milioni complessivi. Una decisione di certo non presa a cuor leggero dalla proprietà, ma frutto di una ferrea convinzione unita a determinazione tipica di chi sa cosa sta facendo. Poi chiaramente dovrà essere il campo a parlare. E una volta ‘agganciato’ il bersaglio è partito l’affondo decisivo.

“Roma? Ho deciso dopo aver parlato con Dan Friedkin”

Non a caso Dovbyk ha rivelato: “In passato non avevo mai parlato con i proprietari del club e questo è stato fondamentale. Perché come ha detto De Rossi certe trattative non si sbloccano se non si muove chi conta“. E se dunque il calciatore ha parlato sia con DDR che con Ghisolfied è stato importante“, l’ucraino ha deciso soltanto dopo aver parlato con Dan Friedkin. “Ho avuto sensazioni buone, mi ha fatto sentire importante dicendomi cosa si aspettava da me“.

“Io il nuovo Lukaku? No. L’eredità pesa? Senza pressioni non è calcio”

Ufficializzato il matrimonio sportivo con la Roma, per Artem Dovbyk è arrivato il momento, nonostante di tempo non ce ne sia molto, di calarsi in questa nuova realtà. Il pensiero va subito allora allo scorso anno: c’erano Lukaku e Belotti insieme ad Abraham (rientrato solo però a metà stagione complice il grave infortunio subito), i primi due già volati altrove e il terzo che potrebbe seguirli al breve. Se non è una rifondazione poco ci manca.

Presente e futuro sono tutti incentrati invece sul centravanti ucraino che però rifiuta paragoni in particolare con il belga, che salvo colpi di scena dovrebbe restare in A sponda Napoli. Dunque i due potrebbero ritrovarsi subito contro da avversari. “Lukaku? E’ uno dei centravanti più grandi in Europa, ma io sono Dovbyk. Voglio che la gente mi apprezzi per quello che so fare“. Niente peso dell’eredità dunque, perché senza pressioni non sarebbe calcio“.

Perché Dovbyk è soprannominato The Machine: “Classifica marcatori o scudetto? Scelgo il secondo. La guerra…”

C’è da capire infine da dove nasce il suo soprannome, The Machine: “Mi piace lavorare in palestra (lo dicevamo in apertura) e i compagni mi hanno chiamato così”. Una macchina, da gol e in mezza al campo, che però, quando si va oltre l’aspetto professionale non nasconde tutta la sofferenza per il dramma umanitario che sta vivendo il suo paese. Come capita spesso infatti dietro al successo ognuno porta con sé i carichi personali, talvolta molto pesanti. Capita a noi ‘comuni mortali’, capita ai campioni. In questo senso sulla rosea si legge di un Dovbyk apparso come dolce, sensibile, con valori bel saldi. Qualità che, unita alla “fame agonistica“, i giallorossi stanno cercando in questo calciomercato.

Luca Mugnaioli
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Luca Mugnaioli