Si era capito già alla fine dello scorso campionato. La Roma intende cambiare passo rispetto al recente passato: De Rossi è arrivato sulla panchina giallorossa perchè, dopo Mourinho, serviva il salto di qualità. Necessità, virtù, ma anche identità. Le priorità al centro della nuova squadra. Oltre allo Special One ha salutato Trigoria anche Tiago Pinto – General Manager – che con Mou non andava d’accordo e la società ha ritenuto superfluo tenerlo.
Morale: una nuova lavagna bianca pronta per essere scritta. Questo erano i giallorossi dopo il terzo anno al sesto posto. Serviva, e serve, un’inversione di rotta. Il primo passo verso il nuovo mondo è stata la conferma di Daniele De Rossi. Un prolungamento di tre anni per vedere dove si può arrivare e, soprattutto, cosa è possibile costruire.
DDR ha sentito da subito la fiducia della società e si è esposto in prima persona. Riunioni, avvicendamenti, collaborazioni. I Friedkin volevano qualcuno con cui parlare ad armi pari: senza remore, ma con la consapevolezza che Roma è un fortino da preservare. Anche per via dell’amore dei tifosi, che sa essere tanto ma non perdona.
40mila abbonati non sono uno scherzo e devono essere trattati con rispetto. Lo stesso che De Rossi ha sempre dato, sia da giocatore che da allenatore. Non basta. Serve altro. Capacità, osservazione e tenacia. Possibilità di dire quello che non va e, se è il caso, aggiustare il tiro. Questo ha fatto DDR quando ha chiesto uomini fidati nello staff.
Mancava il Direttore sportivo, dopo l’uscita di scena di Tiago Pinto, è arrivato Ghisolfi. Un uomo quadrato, pronto e in grado di mettersi a progettare un avvenire ancora lontano. Lungimiranza apprezzata da DDR. I due si capiscono subito. Parlano lingue diverse, ma l’Inglese li mette d’accordo. Il DS accontenta l’allenatore in ogni suo desiderio.
Tre colpi – Dovbyk, Soulè e Dahl (oltre alla riconferma di Angelino) – che hanno la firma di De Rossi in ogni mossa. Ghisolfi è il braccio, il tecnico la mente. Quando non basta arriva in soccorso Lina Souloukou. Insieme per vincere, anche sul mercato. Proprio questa alleanza agli occhi di giocatori e altri club fa la differenza.
Ecco perchè adesso la Roma non è più vista come una sorpresa. Neppure in fase di compravendita. Ha dei valori che balzano agli occhi e se un giocatore deve scegliere dove andare la Capitale è tornata ad essere stimolante. Nessuna incertezza, più capacità e tanta voglia di fare. Il triumvirato del mercato giallorosso sta dando i suoi frutti: tre per uno, tre per tutti. La felicità passa anche da un numero apparentemente perfetto che può dar vita a un ciclo senza precedenti.