Enzo Le Fee, Samuel Dahl, Matias Soulé. E a breve anche Artem Dovbyk. Tirando una prima linea – ma il mercato in entrata non si fermerà qui – fanno quasi 90 milioni di euro. Una somma difficilmente immaginabile fino a poche settimane fa. E’ vero, a metà giugno vi avevamo parlato della buona notizia arrivata sul fronte economico e del bilancio in casa Roma con i Friedkin che erano riusciti a risollevare i conti societari dal “rosso fisso” degli anni passati. Una svolta importante perché, come vi avevamo raccontato, il club si è così svincolato dalla necessità prima di vendere per poi acquistare.
Ebbene, adesso tutto questo sta semplicemente diventando realtà. C’è da dire che, ripensando proprio a quella notizia, la risonanza mediatica che ha avuto è stata inferiore probabilmente nel mondo Roma rispetto a quanto non lo sia adesso che se ne stanno vedendo i primi effetti. Il motivo? Azzardando qualche ipotesi possiamo ricercarne le cause nello scetticismo diffuso che c’era un mese fa – ma non da parte dei tifosi però che comunque si sono abbonati in massa – complice l’addio di tanti calciatori (Lukaku in testa), la decisione degli stessi Friedkin di acquistare l’Everton, e una rosa ridotta all’osso. Con il solo De Rossi lasciato nel ruolo di predicatore in una Trigoria deserta. Oggi però la situazione è completamente diversa.
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In principio era stato Le Fee. Certo, ancora adesso discutiamo se la sua valutazione complessiva (23 milioni di euro) sia consona al reale valore del calciatore arrivato dal Rennes ma quello sarà soltanto il campo a dircelo. Di fatto però l’acquisto del centrale francese ha fatto capire a tutti che il calciomercato della Roma e soprattutto dei Friedkin – che nel frattempo stanno accelerando pure sulla questione stadio – quest’anno sarebbe stato diverso. Proprio come aveva auspicato Daniele De Rossi alla fine dello scorso campionato: “Serve cambiare qualcosa dato che l’epilogo degli ultimi anni, pur cambiando allenatore, è stato sempre lo stesso“, la parafrasi del DDR-pensiero a maggio.
Ebbene, possiamo dire che non solo il suo augurio è stato ascoltato ma proprio De Rossi è stato messo al centro del mondo giallorosso, prima con il rinnovo del contratto, poi con la carta bianca lasciatagli sul mercato. Basta calciatori sul viale del tramonto dagli ingaggi ingombranti, sì a giovani talenti già sbocciati o comunque in rampa di lancio (se non del tutto affermati) che abbiano “rabbia e fame agonistica” da vendere. E si ritorna a bomba dunque su Le Fee, Dahl e per ora Matias Soulé, profili perfettamente in linea con il nuovo corso giallorosso. Aspettando il bomber Dovbyk. Insomma, un nuovo corso che però richiede e sta richiedendo investimenti importanti: ma da dove arrivano tutte queste risorse? Proviamo ad individuarne le ragioni.
Intendiamoci, le disponibilità economiche dei Friedkin per la Roma non vanno di certo confuse con il loro patrimonio personale il cui valore è davvero inestimabile o quasi. Un equivoco in cui troppo spesso però si finisce per cadere. Il tempo dei soldi messi a fondo perduto nel calcio da parte di Presidenti-tifosi è finito da un pezzo ed oggi le parole d’ordine a tutti i livelli sono business e sostenibilità, anche nell’ottica delle regole imposte dal fair play finanziario, un argomento che la Roma conosce bene.
Ed è allora in questo contesto che il cambio di passo diametralmente opposto rispetto al recente passato potrebbe aprire nuovi importanti scenari per la società. Tanto poi alla fine ciò che conterà saranno i risultati, ovvero l’inesorabile termometro che determina i giudizi nel mondo del calcio. In poche settimane tuttavia la considerazione dei Friedkin è radicalmente mutata: e se qualcuno era già pronto perfino a contestare a fine giugno oggi si sta ricredendo. Lo dimostra la folla accorsa ieri a Fiumicino per accogliere Soulé. Il motivo? L’irruzione sul mercato per acquistare i calciatori giusti da affidare a De Rossi. Senza badare a spese o quasi.
Ma com’è possibile se proprio il tempo delle Dirigenze-tifose è terminato come abbiamo appena detto? Semplicemente, si fa per dire, le risorse vanno cercate nel giusto mondo, non sperperando quelle a disposizione e investendo in modo corretto. La nuova filosofia romanista non è soltanto ideologia o tattica, ma anche economica. Sì perché se è vero che qualcuno ha storto il naso di fronte al “liberi tutti” scattato il 30 giugno scorso, con gli addii dei vari Lukaku, Spinazzola, Sanches, Rui Patricio, ma anche LLorente, Azomoun, e tutti gli altri, la Roma in questo modo ha abbattuto nettamente i costi di gestione. Ve ne avevamo già parlato in questo articolo.
Se a questo si aggiunge la brillante operazione Aouar e alla possibile cessione di altri esuberi, comprendiamo come i Friedkin abbiano trovato in casa le disponibilità necessarie per andare a trattare – e a prendere – i calciatori individuati per rinforzare la rosa, anche a dispetto delle apparenti alte valutazioni. Di questo argomento si è occupato in queste ore il portale As Roma Data che ha riassunto in una tabella il confronto dei costi tra la stagione passata e quella in corso. Ebbene, secondo il sito in questione i giallorossi sono arrivati a risparmiare quasi 60 milioni di costi. Una cifra che spiegherebbe ampiamente quanto sta avvenendo in queste ore.
“Ma da dove arrivano tutti questi soldi?”, è una delle domande maggiormente scaraventate in pasto ai social dai più disattenti (invidiosi?) in queste ore in tal senso, da qui la decisione di approfondire analiticamente la situazione. La ragione ve la stiamo spiegando: superati i paletti imposti dalla UEFA e messo a posto i conti, la Roma, grazie ad un’attenta gestione delle spese, ha potuto tornare a recitare un ruolo da protagonista sul mercato. Una rivoluzione dunque a 360°: tattica ed economica, con l’obiettivo di realizzare una Roma vincente. Vediamo allora qualche numero.
La tabella dei costi della Roma – (RomaForever.it)
“L’ingrato” Lukaku ad esempio ha tolto dalle casse giallorosse un fardello di circa 16 milioni, la stessa cifra raggiunta dalla combinazione Rui Patricio-Renato Sanches, altri due che hanno salutato Trigoria. In misura minore ci sono poi tutta un’altra serie di voci, da Spinazzola ad Aouar passando anche per Belotti ed Azmoun. Fermo restando che altri esuberi potrebbero lasciare così come qualche altra pedina che magari ha mercato (si parla di Bove e Abraham ad esempio) liberando così ulteriori risorse da re-investire.
Spiega l’articolo:
“Gli acquisti di Le Fee (23 milioni), Ryan (a parametro zero), Dahl (6 milioni comprensivi di bonus), Soulè (30 milioni bonus inclusi) hanno un peso complessivo di circa 30 milioni annui sul bilancio, una cifra come visto pari a meno della metà di quanto già liberato a bilancio. Questa gestione oculata del bilancio dimostra una strategia ben ponderata da parte della dirigenza della Roma, mirata non solo a mantenere una stabilità finanziaria, ma anche a creare le basi per future operazioni di mercato che possano rafforzare la squadra”.
La sensazione, tirando le somme, è allora quella di trovarci appena all’inizio della nuova era Friedkin: per sapere dove porterà non ci resta che attendere l’inizio ufficiale della stagione.