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“Costi troppo per farti comprare ma qui non servi”: così la Serie A brucia milioni

Professione esubero: il lato oscuro del calcio moderno, rose extra-large e contratti lunghissimi, così tanti calciatori finiscono fuori dai progetti ma restano in squadra. E i prestiti “a loop” non risolvono il problema

Ci spiace ma non rientri più nei nostri piani tecnici“. Ad ogni sessione di calciomercato è questa la frase più ricorrente pronunciata dalle varie società calcistiche a molti dei propri tesserati. E poco importa se quel giocatore magari era stato pagato fior fior di milioni appena pochi mesi prima; il vento cambia in fretta nel mondo dorato del pallone e a contare è soltanto il presente, l’immediato. Un allenatore che non ti vede, la necessità di far cassa, una ghiotta plusvalenza all’orizzonte, motivi di incompatibilità caratteriale. Professione esubero, il nuovo mestiere creato dal fagocitante mondo del calcio che non sa e non vuole aspettare nessuno.

Un destino beffardo che, c’è da dire, colpisce tutti, trasversalmente e indiscriminatamente. Tanto i cosiddetti campioni, che forse in fondo in fondo poi non lo erano così tanto, quanto gregari e calciatori di medio-basso livello. Basta poco per finire ai margini della rosa in un oblio fatto di sedute di allenamento a parte e una quotidianità vissuta da separati in casa. In attesa della prossima destinazione. Una vita con la valigia in mano insomma, anche se con il conto in banca ben coperto: uno, due, tre anni e forse più sperando che la nuova casa sia quella definitiva. Ma il più delle volte non lo è.

Mestiere esubero: quanti sono quelli in Serie A

Venti squadre e ben 161 calciatori (dati aggiornati a luglio 2024) che, per un motivo o per un altro, non rientrano più nei piani societari. Una media di 8 giocatori per club, praticamente quasi una formazione titolare. Ma perché succede? Al di là delle legittime scelte tecniche – che spiegano però soltanto in minima parte il fenomeno – il problema va rintracciato in molteplici cause, a partire dai contratti lunghissimi che vengono fatti firmare oggi ai calciatori, anche a quelli non di prima fascia. Quasi un obbligo per le società (così gli ingaggi pesano di meno suo bilanci) che però poi, di fatto, finiscono per ritrovarsi con tantissimi tesserati in rosa di cui non sanno che fare. Magari perfino strapagati, visto le valutazioni che giranoClub ostaggio dei calciatori in pratica. Perché se va bene il giocatore decide di non rinnovare e ti mette spalle al muro per la cessione, altrimenti c’è il rischio di perderlo a zero. Se va male resta in squadra ma a quel punto il valore crolla ed è difficile rientrare dell’investimento.

Si tratta di un rapporto, quello che si è venuto a creare tra datore di lavoro calcistico e professionisti, sbilanciato, ormai quasi del tutto dalla parte di questi ultimi, fomentati per di più dalla lobby dei procuratori, i veri protagonisti, ormai, del mondo del calcio 2.0. L’importante è strappare il massimo contratto possibile, tutto e subito, poi si vedrà. Carriere, ambizioni, attaccamento alla maglia, tutto scivola in secondo piano. Insomma, comunque vada è un gioco a perdere, se non quando si riesce a trovare l’incastro giusto che accontenta tutte le parti in causa. Ma è merce davvero rara di questi tempi. E per un’operazione che magari va per il verso giusto ce ne sono magari dieci sbagliate. Il risultato? Proprio quei 161 giocatori destinati da oggi in poi a vagare in giro per l’Italia e per l’Europa, magari pure in serie minori. Sempre a peso d’oro s’intende.

Un tetto agli esuberi: servono regole e la next gen in serie C non basta

La FIFA a questo proposito ha chiesto alle Federazioni di mettere un tetto ai trasferimenti varando delle regole ad hoc entro il 1 luglio 2025 per porre un freno allo shopping compulsivo dei club che sfocia per la maggior parte delle volte nell’infinita girandola di prestiti di cui abbiamo parlato in apertura. E indovinate un po’? La nostra FIGC non ha ancora battuto un colpo. Ma com’è possibile che non si trovino squadre per questi calciatori in eccesso? Anche in questo caso è difficile trovare una risposta esaustiva. A pesare sono anche le richieste economiche dei giocatori che, forti dei lunghi contratti firmati, si spostano solo a fronte di offerte più vantaggiose o magari di maggior prestigio. Altrimenti restano dove sono. Una soluzione possibile può allora essere quella rappresentata – ma solo per i giovani – dalle “squadre B next gen” in Serie C ma non tutte le società possono permetterselo. Per il resto invece serve individuare soluzioni strutturali adeguate e soprattutto condivise.

Quanto vale il mercato degli esuberi nel nostro campionato

Victor Osimhen – Foto: IG (RomaForever.it)

Come detto chiunque può passare da un giorno all’altro da pedina fondamentale o quasi a calciatore sacrificabile. Prendiamo ad esempio i top club di A in questa sessione di mercato: si stima che – considerando le sole Inter, Milan, Roma, Lazio, Napoli, Juve (ovvero 6 club su 20) – ci sia un potenziale giro d’affari di quasi 400 milioni di euro, considerando soltanto il valore dei cartellini e non gli ingaggi che comunque continuano ad essere lautamente corrisposti ai tesserati in esubero. Ecco, quando si chiede un calcio più sostenibile ci si riferisce proprio a questo: e invece si continuano a bruciare milioni.

Il mercato in uscita delle big: da top player a “fuori rosa” il passo è breve

Facciamo qualche esempio. Guardate cosa è successo con Federico Chiesa, attaccante della Juve e della Nazionale pagato quasi 50 milioni quattro anni fa ed oggi messo sul mercato a circa la metà. Tra i bianconeri c’è poi anche Arthur, ex stella del Barcellona, il cui destino non è stato risolto dall’esperienza di un anno alla Fiorentina, oppure Kostic, altro talento arrivato con i crismi del titolare e finito nelle retrovie. Il Milan potrebbero decidere di sacrificare Thiaw, per continuare con gli esempi. Pensate poi ad Osimhen del Napoli. L’attaccante è finito ai margini della squadra anche se per motivi diversi, dato che lui vuole il PSG ma c’è da vedere se i francesi spenderanno i 130 milioni richiesti da De Laurentis. Non va meglio alla Roma, dove, comprato Soulé, c’è da capire il destino di Abraham.

Gli esuberi anonimi

Intendiamoci. In un modo o nell’altro per i nomi sopramenzionati alla fine una soluzione probabilmente si troverà. Ma che dire di tutti gli altri? Già perché la fetta più consistente degli esuberi in Serie A è rappresentata da tutta una serie di calciatori “anonimi” o poco più che in questi giorni stiamo vedendo rientrare nelle varie società in attesa di una nuova destinazione (ma non si potrebbe a questo punto prendere direttamente qualche talento dai vivai anziché mettere sotto contratto giocatori di medio livello?). Dai Karsdorp (Roma), ai Sabiri (Fiorentina), fino ad arrivare ai Cancellieri agli Akpa-Akpro (Lazio). Professione esubero. Una vita con le valige in mano.

Luca Mugnaioli
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Luca Mugnaioli