La Roma non si discute, si ama. Da questo assunto di Renato Rascel è passato qualche anno e l’intenzione è rimasta, poi è cambiato qualcosa. La mentalità di molti si è plasmata con quello che è successo nel tempo e l’amore, per qualcuno, non si è tradotto esclusivamente con l’assenso incondizionato ma anche con le critiche aspre e costruttive.
Discutere per amare ancor di più. Senza polemica, ma con fermezza. Questo il credo di alcuni tifosi della Curva Sud che, da anni, portano avanti battaglie di vario genere. Una riguarda il nuovo stemma: nel 2013 i Pallotta cambiarono composizione del logo romanista. Sotto la classica lupa, accompagnata dai colori giallorossi, non c’è più l’acronimo intrecciato ASR (Associazione Sportiva Roma) ma troviamo la semplice e diretta scritta Roma.
Tutto a caratteri cubitali. Una scelta che divide sin da subito. I supporter sono andati avanti negli anni consapevoli che si trattasse di una scelta di marketing, ma non per questo la nuova politica societaria – sotto questo aspetto – è stata digerita. Diverse contestazioni sono nate in merito, dentro e fuori lo stadio. Poi Pallotta ha lasciato la Roma ai Friedkin, ma lo stemma è rimasto.
I texani, però, hanno agito più furbescamente. Durante l’era Covid hanno promosso le mascherine con lo stemma “vintage”. Quello che piace ai tifosi. Subito dopo è stato proposto su una maglia da trasferta, ma ancora nulla riguardo la prima casacca. Negli anni poi è stato rimesso il lupetto di Gratton, fino ad arrivare a oggi.
Torna la maglia giallo ocra e rosso pompeiano in onore a Campo Testaccio, ma lo stemma senza ASR resiste imperituro. Allora i tifosi della Roma, alla vigilia dell’anniversario della società, fanno partire una protesta silenziosa con volantini specifici nella vecchia sede societaria dell’Eur e in giro per la città. “Ridateci lo stemma”, si legge.
Un disappunto pacifico che ha l’intenzione di creare qualche scossone. Esattamente come è accaduto per la felpa “blu pavone” ritirata dal mercato. La voce dei tifosi ha ancora la sua importanza, rimane da capire se la società (anche stavolta) avrà tempo e voglia di ascoltarla. Alla luce di 40mila abbonamenti qualche domanda in più, dai vertici, devono farsela. Quale siano le risposte più adatte, poi, lo dirà il tempo. La storia (del tifo giallorosso) ha già parlato.