Noi lo stiamo ripetendo da giorni. La rosa della Roma è un cantiere aperto e, arrivati al 19 luglio, ancora tanti, troppi ruoli restano ancora da coprire. Sia come titolari sia come seconde linee. Paradossalmente l’unica trattativa in stato avanzato, quella per Matias Soulé, è per un calciatore che gioca in un ruolo dove comunque ne hai già altri due con le stesse caratteristiche, ovvero Dybala e Baldanzi. Questo non per dire che il trequartista non debba arrivare, anzi, semmai il fatto che, portata a termine l’operazione, bisognerà pensare alle vere priorità della squadra che sono in altri settori del campo.
Dunque bene Soulé, perché l’affare se vuoi chiuderlo lo devi fare adesso, ma poi serve anche il resto. Dove? E’ presto detto. Si parte dai terzini – ce ne siamo occupati anche ieri – si arriva all’attaccante centrale (uno se resta Abraham, due se lo vendi) si chiude con il difensore centrale. A dirla tutta mancherebbe infine anche un altro centrocampista, dando sempre per scontato di tenere tutti gli altri in rosa, da Bove a Zalewski. In tutto questo cresce la preoccupazione di De Rossi che, voci vicine all’ambiente, lo danno piuttosto risoluto nell’aver chiesto un’accelerata sul mercato nel confronto avuto ieri con Ghisolfi e la società. E non potrebbe essere altrimenti. Perché fin qui, trattative (estenuanti) a parte, ragionando in termini pratici e d’utilità tattica, è arrivato soltanto Le Fee.
Al termine della stagione scorsa si era capito che la Roma sarebbe andata incontro ad una vera e propria rivoluzione. Anche una necessità imposta se vogliamo, considerando che i piazzamenti in campionato del recente passato non stono stati esaltanti. De Rossi questo lo sapeva bene. Forse però non si aspettava di arrivare quasi a fine luglio, al netto del rientro posticipato dei nazionali, senza una vera squadra da allenare in quello che, di fatto, resta comunque il suo primo ritiro precampionato in un top club. Lo si è visto contro il Latina mercoledì, nella prima sgambatura ufficiale di questa pre-season, faremo altrettanto tra tre giorni contro il Kosice. Tanti giovani da provare ma poche certezze in ottica della prossima stagione.
Mettiamola così per rendere meglio l’idea: fra 30 giorni esatti i giallorossi debutteranno contro il Cagliari in campionato e in questo lasso di tempo, posto che poi ci sarà ancora tempo per il mercato (l’anno scorso Lukaku arrivò praticamente sul fotofinish), bisogna colmare il gap con le altre big del campionato se le ambizioni vorranno essere quelle di lottare quantomeno per un posto in Champions. Ma come sta vivendo DDR questa fase di profonda incertezza? Di lui è tornato a parlare il giornalista Ilario Di Giovambattista, dell’emittente romana Radio Radio.
Da più parti, anche vicine all’ambiente e alla storia romanista, sentiamo ripetere che Daniele De Rossi è la garanzia di questo progetto. E su questo non abbiamo dubbi nemmeno noi. Ciò non toglie che DDR sia comunque ancora un tecnico giovane con poca esperienza e che per questo andava messo nelle condizioni ottimali di lavorare. Cosa che, purtroppo, fin qui non è avvenuta. Daniele ha visto andar via tantissimi calciatori – alcuni dei potenziali titolari (Spinazzola, Lukaku, LLorente), altri forse meno ma che comunque potevano tornare utili – che per ora non sono stati sostituiti.
Il paragone con Mourinho è dunque quasi scontato. Lo special one, al suo posto, avrebbe già sollevato un putiferio. E De Rossi invece? “Daniele non farà mai come Mourinho, pubblicamente non metterà mai in difficoltà il DS e la Società“, ha detto a tal proposito Ilario Di Giovambattista noto conduttore di Radio Radio, uno che di Roma se ne intende visto la sua esperienza di lungo corso in questo lavoro nella Capitale. Stili diversi insomma, e un amore per la Roma che lo porterà “a non creare spaccature”. Un aziendalista allora? Sì, “ma dentro Trigoria, nelle riunioni soprattutto l’ultima, fa valere il proprio pensiero“.
Anche perché poi il mondo del calcio, si sa è spietato. Storia, successi del passato, l’eterna riconoscenza, “capitan futuro“, tutto conterà poco se poi le cose non dovessero andar bene. E De Rossi, che lo sa bene (ricordate questa sua intervista?), non vuole pagare in prima persona errori di altri. Il messaggio è quindi chiaro: “Ora Ghisolfi ha l’obbligo di accelerare“, sentenzia Di Giovambattista. “Daniele ha bisogno di poter allenare una squadra completa. Magari non al 100% ma con la gran parte della rosa e dei titolari. Altrimenti il lavoro parte in salita, una salita che potrebbe risultare difficile da affrontare”.