Federico Balzaretti parla di lavoro. L’ex calciatore della Roma è stato chiamato come ospite alla trasmissione social “EuroCronache”, un format podcast inerente al collettivo social “Cronache di Spogliatoio”. L’ex Roma ha acceso i riflettori su un problema che attanaglia il calcio moderno in Italia. I nostri giocatori non rendono come dovrebbero rispetto ai colleghi dall’estero.
Il motivo ancora deve essere capito in maniera approfondita e Federico Balzaretti, che lavora con i giovani in qualità di Responsabile dell’area tecnica dell’Udinese, cerca di fare un bilancio tracciando quello che funziona e decifrando in maniera più netta e cinica cosa va migliorato affinché quello italiano torni a essere un movimento calcistico valido e riferimento per gli anni a venire.
Federico Balzaretti senza mezze misure
Il principio deve essere uno: lavoro, lavoro e ancora lavoro. L’ex Palermo ammette che lui da ragazzo si allenava tanto e giocava anche dopo gli allenamenti a casa: “Oggi il monte ore di lavoro dei ragazzi con il pallone è basso – dichiara l’ex calciatore – escono da scuola alle 16.30 e non vanno ad allenarsi al campetto. Questa cosa incide. Lavorano soltanto durante le ore alla scuola calcio e basta”.
Attraverso questa diminutio, secondo Balzaretti, i campioni italiani arrivano all’età che conta per essere titolari e titolati con meno nozioni rispetto al passato: “Gli manca quell’istinto da strada che per un calciatore è quasi tutto”. Poi Balzaretti chiude parlando della skills. Le capacità si possono acquisire: “Quello che manca alla base, però, è la fame”.
I consigli per il futuro
“Questi ragazzi non hanno stimoli. Si sentono sfiduciati, solo una politica del lavoro costante e dell’approfondimento condiviso può cambiare le cose”. Insomma secondo l’ex terzino della Roma una possibilità di migliorare ancora c’è, ma vanno ripresi i fondamentali. I ragazzi devono tornare a giocare a pallone con spensieratezza lavorando più assiduamente. Com’era nel recente passato. Non ancora così lontano per essere dimenticato. L’importante è non finire nel dimenticatoio.