La Roma si avvicina alla presentazione dei kit da gara con tute correlate, ma il clima non è dei migliori. A tenere banco è la nuova linea di vestiario per la stagione 24-25. La prima annata di De Rossi come allenatore della Roma non parte bene, il motivo sono le proteste dei tifosi per via di alcune scelte che la piazza ha trovato discutibili.
La più eloquente riguarda i colori della felpa di rappresentanza: rosso, oro e blu pavone. I tifosi romanisti non hanno gradito l’inserimento dell’ultimo colore all’interno della scala cromatica di una delle tute che verranno utilizzate dai giocatori e messe sul mercato. “È della Lazio” – dicono – l’Adidas spiega che non è così, ma si tratta di un omaggio al murale di via Ostiense contro l’inquinamento.
La linea del brand è quella di richiamare i quartieri simbolo nella costruzione degli outfit giallorossi. Peccato che, per la piazza, di rosso e giallo ci sia ben poco. La situazione non migliora con il passare delle settimane: i supporter promettono non solo di non comprarla. Lanciano anche una petizione da far arrivare direttamente all’Adidas.
Una raccolta firme per togliere la felpa prima dal sito e poi evitare di metterla ulteriormente in vendita. Una modifica in piena regola. Ora, il brand tedesco potrebbe ignorare tutto questo, ma se le firme dovessero diventare centinaia di migliaia, sarebbe un problema serio. Anche perchè, così facendo, i pezzi rischierebbero di rimanere invenduti.
La Roma e l’Adidas in questi anni hanno avuto una ricchezza reciproca proprio grazie alla grande risposta avuta dai tifosi nell’acquisto di tute e maglie. Un evento costante che, quest’anno, per la prima volta, potrebbe non ripetersi. Niente file ai RomaStore: nessun tipo di ressa o velleità per acquistare certi pezzi. Allora una raccolta firme potrebbe anche non fare la differenza, ma serve a far riflettere.
Se comanda il mercato ed è fatto da tifosi che vogliono evitare una felpa, tanto vale pensare a qualche modifica. Altrimenti il rischio di fallimento, non del brand, ma della creazione modello, è dietro l’angolo. Centinaia di migliaia di pezzi rischiano di rimanere senza acquirenti: un flop senza precedenti, ma c’è ancora modo di evitarlo.
La parola passa ai tifosi che hanno terminato le critiche e lasciato parlare le firme. La petizione è cominciata e i favorevoli alla rimozione dal sito e (dal mercato) della felpa “blu pavone” aumentano con il passare delle ore. Change.org, piattaforma dedicata alle raccolte firme, non è mai stata così bersagliata. Tifosi all’assalto, per una questione che ha preso – è il caso di dirlo – una brutta piega.