“Fatece largo che passato noi, sti giovanotti de sta Roma bella”. Lando Fiorini, senza volerlo, è stato profetico: Roma e la Roma è piena di giovani da valorizzare. Anche e soprattutto nel calcio. È comprovato che i giallorossi possano ripartire dal vivaio. Una qualità che hanno sempre avuto, quella di vantare preparatori e allenatori di un certo lignaggio, in grado di vedere e individuare dove c’è del potenziale.
In principio fu Alberto De Rossi (papà di Daniele) – prima allenatore della Primavera e poi possibile responsabile del settore giovanile – e subito dopo vennero altri. Personalità in grado di plasmare i ragazzi: trasformarli in campioni dopo averli presi in qualità di “diamanti grezzi”. Se oggi esistono gli Scamacca, i Frattesi e i Calafiori, il merito è della Roma e di chi cura le esperienze giovanili con dovizia e capacità.
Questa “generazione di fenomeni” in giallorosso potrebbe, con il favore del tempo, essere addirittura aumentata: basta guardare i risultati della stagione scorsa. 4 finali e 2 Scudetti. Uno score niente male per coloro che dovrebbero essere ancora dei comprimari. I ragazzi hanno reso più degli “anziani”: questo vuol dire che – fra gli U17, U18 e 19 senza dimenticare i 15enni – c’è una linfa vitale che può consentire alla Roma un costante ricambio.
Deve esserci chi è disposto a investire in loro. Questo è un monito anche per la Nazionale Italiana: cercare talenti altrove può essere una soluzione, ma non è l’unica. La Roma è il perfetto esempio di come i giovanissimi possono essere valorizzati, la stessa politica però si sta adottando anche in altre parti d’Italia.
Si veda Milano: al Milan Camarda è l’attaccante del futuro. Non a caso diversi club europei gli hanno già messo gli occhi addosso. Lui ha scelto i rossoneri, al pari di tanti romani e romanisti che continuano a scegliere la Roma. Il futuro è nei giovani, almeno in mezzo al campo. Capirlo per tempo potrebbe dare vita a un nuovo corso del calcio giocato, con rinnovate motivazioni e stimoli ancora più forti.
Le favole a lieto fine piacciono a tutti: a Roma, quello che fino a poco tempo fa in Italia veniva considerata utopia, è sempre stata una costante. Una linea sempreverde che parte dal Fulvio Bernardini e arriva all’Olimpico: un “capitale” di partenza su cui De Rossi – anche con l’aiuto del padre – è chiamato a investire. I successi della Roma passano (anche) da qui.