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Roma Primavera

Roma Primavera, la politica dei giovani come linea da seguire nel futuro

Puntare sui giovani della Primavera sarà una linea che la Roma continuerà a seguire anche nei prossimi anni: ecco come

 

La Roma sta cercando di rinforzare il suo rinomato settore giovanile, con la Primavera come fiore all’occhiello del vivaio. A motivare questo discorso i risultati raccolti negli ultimi anni. Soprattutto da quando la società è passata sotto la nuova gestione, quella del gruppo Friedkin. Anch’essi americani, ma più attenti ai talenti della propria filiera rispetto all’esperienza Pallotta. Lo dicono i risultati ottenuti in termini di giocatori lanciati nel grande calcio. Nomi come Calafiori, Pellegrini, Scamacca, Frattesi e Zalewski – tutti in ventrina in questo Europeo – sono prodotti della scuola giallorossa che denotano come a Trigoria lavorare coi giovani sia quasi una sorta di vocazione.

L’epoca Pallotta vide l’avvento di giocatori come Bianda, pagato profumatamente ma presto dimenticato. Non di certo un bel periodo al di là dello scudetto Primavera del 2016 con Alberto De Rossi alla guida della seconda squadra. Tuttavia, con i Friedkin, c’è stata una decisa inversione di tendenza. Oltre 50 milioni di euro sono stati investiti per rafforzare il vivaio. Investimenti volti a cercare i migliori prospetti ma anche a migliorare le strutture, la qualità degli allenatori e dei dirigenti al seguito dei team. Questa politica ha dato frutti importanti. Basti vedere i due titoli under 17 e 15 di quest’ultima stagione. Successi di cui essere orgogliosi, senza contare le due finali perse: con Primavera e under 18

Il cambiamento non riguarda solo il lato economico, ma anche il discorso inerente il menagement: cioè la ferrea volontà di valorizzare allenatori giovani come il 34enne Tugberk Tanrivermis (U18), che per poco non ha portato a casa il terzo trionfo giovanile. Un atteggiamento, questo del club, che sta ad indicare una precisa apertura all’innovazione.  Intanto, questa nuova generazione di talenti – da Pisilli a Joao Costa, da Golic a Plaia, fino a Nardozi e Levak – è un investimento in chiave futura che può ripagare parecchio. Sono tutti talenti che un giorno potranno far entrare monete sonanti nelle classe del club.

L’ultimo caso, quello inerente l’acquisto di Buba Sangaré, indica chiaramente la linea percorsa dal club: coltivare talenti, integrandoli con rinforzi esterni ancora accessibili, per lanciarli dalle giovanili al calcio dei grandi, e rivenderli nel giro di qualche anno quando il loro valore sarà sensibilmente aumentato. Questo impegno non è isolato nel panorama europeo. Club con meno risorse hanno dimostrato che un vivaio ben gestito può rivaleggiare con i migliori. In conclusione, il vivaio della Roma è sul punto di diventare nuovamente un faro d’eccellenza, una risorsa a uso e consumo dei Friedkin.

Giulio Benatti
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