Quattordici anni in Italia, tra Siena, Roma e Perugia, dimostrando sempre di essere un grande calciatore ma anche un ottimo professionista. Rodrigo Taddei ha indossato la maglia giallorossa dal 2005 al 2014, totalizzando 296 presenze e 31 reti con il club capitolino. Un’icona per la tifoseria romanista, che non può certo dimenticare la sua classica esultanza con la mano sul cuore. Ma da cosa deriva quel gesto?
Non tutti sanno che dietro quella celebrazione c’è una storia davvero molto dolorosa. Bisogna risalire all’8 giugno 2003, precisamente alle 6 del mattino, quando si verificò un tragico evento che ha segnato per sempre la vita del calciatore di San Paolo. La stagione era appena terminata in maniera trionfale: il suo primo anno in Italia, al Siena, si era infatti concluso con la promozione in Serie A.
Un risultato straordinario, dato che mai prima di allora la squadra toscana era riuscita a conquistare l’accesso nella massima serie. Il 24 maggio era arrivata la matematica certezza della promozione grazie al successo sul Genoa (3-1): le restanti due gare diventavano soltanto una formalità. Nell’ultimo match giocato a Salerno l’1-1 consente alla squadra di Papadopulo di mantenere anche il primo posto.
Il giorno dopo era prevista una grandissima festa in città per celebrare la promozione, ma nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto la mattina dell’8 giugno 2003. La Renault Megane Scenique su cui viaggiavano i due fratelli Taddei e tre connazionali brasiliani – tra cui un altro giocatore del Siena, Pinga – sbanda nei pressi di Piacenza a causa dello scoppio di un pneumatico.
La macchina si ribalta più volte e termina la sua corsa con le ruote in aria. Dei cinque, che si stavano recando a Malpensa per imbarcarsi per un volo in direzione San Paolo, solo Leonardo Ferrante Taddei non sopravvive: il giovane fratello del calciatore, che all’epoca militava nella Primavera del Siena, viene sbalzato fuori dalla vettura e muore sul colpo.
Gli altri quattro, invece, riescono ad abbandonare l’auto prima che prenda fuoco. Le conseguenze della tragedia segneranno comunque Taddei e Pinga in maniera molto pesante: il granata scenderà in campo tutta la stagione successiva con una bandana alla testa per le ferite riportare nello schianto. Taddei deciderà di rimanere a Siena, nonostante l’immenso dolore, e andrà a segno nella prima gara in Serie A contro il Perugia.
Quel giorno, il 31 agosto 2003, il brasiliano esulta per la prima volta con la mano sul petto. Lo farà altre 45 volte in tutta la sua carriera: un gesto di esultanza ma soprattutto di ricordo per un fratello strappato alla vita a soli 21 anni.