Un giorno dopo lo Scudetto. Già soltanto per questo giorno di nascita Fabio Capello resterà per sempre legato alla storia romanista. L’unico in grado di riportare il tricolore a Roma. In età contemporanea, dopo i trionfi del passato. Quel 17 giugno 2001 – di cui recentemente è stato l’anniversario – è una data che, per molti, vale un’intera vita.
Tutto spiegato in maniera più diretta e chiara nell’invasione di campo fatta dai tifosi giallorossi durante quel Roma-Parma. Un’esplosione di gioia, dopo anni di speranza e attesa, che poteva valere persino la sospensione del match. Motivo per cui Capello, che quella Roma la allenava, ha cominciato a definire i tifosi giallorossi “provinciali” per quell’atteggiamento così sguaiato ma eccezionalmente concesso all’alba di uno storico trionfo.
Fabio Capello compie 78 anni
La Roma – con e grazie a Fabio Capello – ha conosciuto nuovamente importanti palcoscenici europei. I successi vissuti agli inizi del nuovo millennio, tuttavia, non cancellano ciò che è arrivato qualche anno più tardi. Quel “tradimento” – come tale è stato percepito dalla piazza – maturato a partire da una conferenza stampa diventata storica. 7 febbraio del 2004, quando “Don Fabio”, a domanda precisa, rispose: “Io alla Juve? Non scherziamo, non ci andrei mai”.
Nel maggio di quello stesso anno, Fabio Capello firma un contratto con i bianconeri (portandosi dietro altre due colonne giallorosse come Emerson e Zebina) che lo scelsero per sostituire Marcello Lippi. L’allenatore di Viareggio venne chiamato dalla Federazione per colmare il vuoto lasciato da Giovanni Trapattoni sulla panchina della Nazionale Italiana. Un valzer di allenatori che portò Capello a una frattura insanabile con Roma e la Roma.
Lo Scudetto prima e il tradimento poi
I tifosi, malgrado la riconoscenza eterna per lo Scudetto, non gli hanno mai perdonato davvero quel dietrofront. La leggenda narra, ma questo va preso con il beneficio di inventario fra indiscrezioni e reali possibilità nella Capitale, che Capello scappò di notte per accordarsi in segreto con la Juventus a bordo di una macchina il cui brand era il principale sponsor della Roma.
Nel campo della realtà, invece, ci sono le parole dell’allenatore friulano che, anni dopo quello smacco, si giustificò dicendo: “Sul lavoro capita di rimangiarsi la parola”. Dichiarazioni che alimentarono ancor più attriti e i tifosi misero una pietra sopra su quel rapporto che, prima dell’addio forzato, era quasi simbiotico.
La “fuga” da Roma e il fascino della Vecchia Signora
Lo confermò lo stesso Fabio Capello in un’intervista ai microfoni di una delle radio romane che albergano sul territorio capitolino: “Ho il dentista qui a Roma – disse – ogni volta che torno è un problema, temo di incontrare i tifosi della Roma imbestialiti”. A questo seguì un’aspra battuta del celebre comico Lino Banfi, pugliese di nascita, ma molto vicino ai colori giallorossi: “Io ho il dentista a Torino, ma non ci vado per non incontrare Fabio Capello”.
L’aneddotica su un evento così determinante e al tempo stesso controverso è ricchissima, ma rappresenta – a modo proprio – una pagina di storia incancellabile e l’occasione ulteriore per celebrare il genetliaco di uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio italiano. Un “geometra” dai piedi buoni quando giocava, una sentenza in panchina, che non sempre ha saputo fare i conti con l’affetto di un pubblico innamorato e oltremodo caratteriale come quello capitolino.