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L’Italia chiamò e De Rossi rispose. Il nuovo corso azzurro, rispetto alle dinamiche sviluppate a Euro 2024, è molto simile alla volontà del tecnico di Ostia. Giallorosso e tricolore, ultimamente, vanno a braccetto non solo per quel che riguarda i trionfi della Roma Femminile che arriva a conquistare il suo secondo Scudetto di fila, senza contare la Coppa Italia.
Il riferimento è anche, forse soprattutto, all’asse De Rossi-Spalletti che è andata concretizzandosi negli ultimi mesi. DDR ha seguito i dettami UEFA che l’hanno portato a prendere il tesserino con metodi aggiornati e tesi differenti rispetto al passato. I suoi “maestri” sono stati, principalmente, tre: Spalletti, De Zerbi e Gasperini.
De Rossi e Spalletti, due facce della stessa medaglia
Da ciascuno ha preso qualcosa, ma il rapporto più intenso sicuramente lo ha avuto – e lo ha – con l’attuale CT della Nazionale. Lunghe chiacchierate, inframezzate da importanti sedute di tattica, hanno costruito il mantra De Rossiano per quanto riguarda la disposizione tattica e le tecniche da usare in campo. DDR sposa, su consiglio e lezione di Spalletti, l’adesione al calcio funzionale/relazionale a scapito dell’ormai desueto calcio posizionale.
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Tradotto: nel calcio posizionale, quello che si è sempre visto e giocato fino a pochi anni fa, è il sistema di gioco a creare le connessioni. Nel più moderno calcio funzionale sono le connessioni a creare il sistema di gioco. Citando una recente conferenza stampa di Spalletti: “Gli schemi non esistono più nel calcio: gli spazi non sono più tra le linee, ma fra gli uomini e la bravura sta nel riuscire a intercettare quegli spazi“.
Dal calcio posizionale a quello funzionale
Vale a dire che la continua mobilità attorno al portatore di palla non è determinata da una semplice posizione. Ciascuna pedina in gioco esercita una funzione: un compito da dover svolgere. Nella fattispecie, a causa del costante pressing alto e della maggiore condizione atletica rispetto al passato, si tende a marcare l’uomo e non lo spazio.
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Questo fa sì che le “funzioni” dei singoli determinino altrettante “relazioni” di gioco da individuare durante le partite. Ecco perchè De Rossi ha chiesto maggiori calciatori di gamba, pronti a interpretare più ruoli: la parola chiave del calcio moderno non è abnegazione, ma duttilità. Bisogna eseguire, ma con estro e prontezza più che diligenza.
L’importanza delle relazioni
Non occorre soltanto svolgere il “compitino”, ma ciascun calciatore deve sapersi adattare trovandosi nel posto giusto al momento giusto. Tendenza che esercita – e pretende – il CT azzurro e lo stesso fa il suo “allievo” principale che è Daniele De Rossi. Non è un caso vedere Pellegrini in azzurro schierato come esterno sinistro d’attacco, all’interno del 4-2-3-1 presentato contro l’Albania, per poi creare gioco sulla trequarti con Chiesa a dare una mano dalla parte opposta. Quel che vorrebbe vedere De Rossi anche a Roma, per questo lo sforzo principale sul mercato riguarda l’esterno bianconero.
L’obiettivo è ricreare un continuo mutamento di posizione e gestione. Il calcio moderno è fatto di pressione e costruzione, dove – se è necessario – si imposta e riparte in ogni zona del campo. Ecco perchè – fra le altre cose – il portiere non rinvia lungo ma è chiamato a scaricare la palla sul difensore centrale che è invitato a smistare palla sapendo impostare. Serve gente dal fiato pronto e i piedi buoni, con molta fantasia. Spalletti ha le idee chiare e comincia ad averle anche la Roma. La nuova strada giallorossa è tracciata (anche) da un sentiero azzurro.