Un feeling che si è creato da pochi anni ma che sembra ed è indissolubile. Il rapporto tra Daniele De Rossi e il suo vice Guillermo Giacomazzi è ottimo, non solo perché condividono la stessa idea di calcio ma specialmente per questioni caratteriali. A confermarlo è lo stesso uruguagio che ai microfoni di Radio Serie A ha parlato della sua avventura a Roma e degli obiettivi del futuro.
Il vice non è solo il primo collaboratore del tecnico, ma è anche un confidente, una persona di fiducia, un amico. Per questo gli allenatori scelgono questa figura con cura e vanno a creare un legame che può anche durare tutta la carriera. L’amore tra Giacomazzi e De Rossi è scoccato un pomeriggio di qualche anno fa: “Ci siamo conosciuti a un pranzo a Roma tramite amici comuni quattro o cinque anni fa – spiega l’ex capitano del Lecce – Era tornato da poco da Buenos Aires. Abbiamo avuto subito feeling: stesso carattere, stesso modo di vedere il calcio e il modo di essere. Abbiamo lavorato insieme alla SPAL e ora eccoci qua, nella sua Roma”.
E da quella esperienza in Serie B i due non si sono mai allontanati, nonostante il periodo di inattività. Per questo, quando a gennaio è stata affidata gli è stata affidata la panchina giallorossa, DDR non ha avuto dubbi su chi fosse il primo nome del suo staff. “Lavoriamo molto, non ci rendiamo conto del tempo che passa e spesso guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto di essere arrivati a sera. Questo accade quando si fa quello che si ama, il tempo vola e il lavoro non pesa”.
Ovviamente Giacomazzi ha parlato anche della nuova stagione: “La qualificazione alla Champions League è un obiettivo. Lavoriamo sempre per migliorarci e dopo averla solamente sfiorata quest’anno vogliamo raggiungerla”. Poi una battuta sulla proprietà: “La famiglia Friedkin è molto presente, li vediamo spesso. E’ Daniele ad avere i contatti diretti con loro”.
E su quale sia la miglior dote di DDR, l’uruguagio è sicuro: “La comunicazione. E’ trasparente e limpido. È molto forte nel dialogo con tutti: calciatori, staff, e media”. Infine una chiusura sui tifosi: “Sono sudamericano e arrivo da un luogo dove la passione per il calcio è sconfinata. Anche qui è la stessa cosa: sentire cantare l‘inno di Venditti prima di ogni partita da tutto lo stadio mi dà i brividi ogni volta”.