Si sono lasciati per delle carte e, oggi, si ritrovano per sistemarle: era il 2016 quando Spalletti rimette piede a Roma e rompe, di fatto, il legame viscerale con Francesco Totti. L’inizio della fine comincia a causa di alcune carte da gioco: il tecnico di Certaldo aveva vietato ai giocatori di utilizzare le carte in ritiro e l’ex Capitano giallorosso ha provato a sottovalutare il diktat del tecnico.
La risposta, riportata integralmente all’interno della biografia di Francesco Totti e presente anche nella serie “Speravo de morì prima”, non fu proprio il massimo. Anzi, fu il minimo perchè – da quel momento – inizia una battaglia dialettica senza confini e senza sosta durata fino a poco tempo fa. I due, da complici, diventano nemici. Si odiano, si evitano e si punzecchiano a distanza. Una guerra fredda interrotta telefonicamente lo scorso anno: prima Le Iene, poi Fiorello fanno fare pace a Totti e Spalletti.
Una telefonata, poi un abbraccio al Bambin Gesù. Pace fatta dopo tanti attacchi reciproci che hanno portato anche al ritiro dal calcio professionistico da parte dell’ex Capitano. Per questioni di anagrafe si sarebbe ritirato ugualmente, ma magari senza affrettare i tempi e in maniera diversa. Tuttavia, dal 2017 a oggi sono passati sette anni.
Un tempo sufficiente per sotterrare l’ascia di guerra e tornare a sorridersi: non solo, Spalletti fa quello che non hanno fatto i Friedkin, chiama Totti al suo fianco. Esattamente come fece Lippi nel 2006: quando andò a trovare l’ex attaccante dopo l’infortunio rimediato in campionato dicendogli “Sbrigati a rimetterti in sesto, ci servi”.
Queste parole, oggi, assumono un altro significato. Totti alla Nazionale “serve” per dimostrare che i grandi obiettivi si possono raggiungere. Infatti Spalletti lo annovera nei suoi Fantastici 5: coloro che servono a dare l’esempio alle nuove leve. In definitiva: Totti si sente nuovamente al centro di un progetto. Aspetto che a Roma non conosce più da tempo.
I Friedkin non intendono investire su di lui, allora lo fa qualcun altro. Per il momento come uomo-spogliatoio, poi si vedrà. Il tecnico di Certaldo conquista, con il suo modo di fare, i senatori di Roma: De Rossi e Totti. Il primo lo è andato a trovare a Trigoria, spiegandogli come il “rinascimento azzurro” passa anche dal lavoro che il tecnico di Ostia sta facendo al Fulvio Bernardini.
Il secondo l’ha strappato – per così dire – alla Kings League pur di averlo a disposizione. Una sorta di ricongiungimento con la Capitale con cui l’allenatore toscano non si era lasciato benissimo. Ora che da Roma si è preso la sua rivincita, Spalletti spera di farlo anche in chiave europea: il viaggio verso la Germania continua, con qualche sicurezza in più. La prima è che tutte le strade (ri)portano a Roma, la seconda è che nella Città Eterna il C.T. può contare su due alleati d’eccezione. E questo non è affatto scontato.