Silenzio assenso. I Friedkin parlano poco, anzi non parlano mai direttamente alla piazza. Tuttavia stando in silenzio riescono a gestire meglio quel che devono o non devono fare. A confermarlo è il mercato globale che, con particolare attenzione al calcio, attribuisce alla Roma (intesa come società sportiva e non soltanto come azienda, per citare i fondamentali del passato dirigenziale romanista) una nota di merito non indifferente.
Quella di avere i conti a posto: c’è ancora qualche pendenza da sistemare, ma la “macchina” – per usare un termine caro alle industrie – funziona. Alla guida ci sono due fra i migliori piloti in circolazione: i Friedkin preferiscono volare, ma se si tratta di rimanere con i piedi per terra allora, forse, hanno ben pochi rivali.
Dati alla mano, l’ultimo report di Football Benchmark (azienda che analizza il valore d’impresa con relativo potenziale di mercato dei club europei) annovera la Roma come una società da attenzionare. La crescita esponenziale in termini di blasone e valore degli ultimi tre anni porta i giallorossi a essere uno dei maggiori club su piazza.
In altre parole: le azioni della Roma hanno un peso diverso. Quindi anche la concorrenza deve iniziare a guardare verso Trigoria. I numeri parlano chiaro: si registra, infatti, una crescita relativa al valore di mercato di circa 200 milioni in tre anni. L’Associazione Sportiva Roma, oggi, vale 604 milioni di euro.
Questo porta i giallorossi di diritto nelle cosiddette “società d’élite”. Esempio per il calcio europeo e non solo. In termini di fatturato, invece, i Friedkin possono vantare ricavi pari a 277 milioni di euro. Anche gli sponsor iniziano a riconoscere alla società un chiaro appeal. Il brand aumenta non soltanto tra le mura capitoline.
Obiettivo che i texani si erano dati appena arrivati nella Capitale. C’è poi la parte relativa ai debiti che, sempre stando al report di Benchmark, presenta criticità maggiori verso l’azionista (ovvero il gruppo Friedkin) e non nei confronti di creditori terzi ed esterni alla società. Vuol dire che l’affidabilità della Roma non è scalfita neppure in termini azionari: del brand romanista, in altre parole, ci si può fidare. Passi avanti anche sul piano della reputation.
Quelli che al primo ascolto sembrano paroloni consentono ai giallorossi di scalare posizioni nel ranking UEFA. La Roma attualmente è sesta: davanti a lei ci sono soltanto le big d’Europa. La prima, se guardiamo esclusivamente in Italia, in ambito europeo. Un faro – per trasparenza e possibilità – a cui gli altri (compresa l’Atalanta che ha vinto l’Europa League) devono guardare. Anche l’accordo da 25 milioni in due anni con Riyadh ha inciso su tutto questo. Un meccanismo impeccabile sul piano economico, finanziario e sportivo.
Al punto che la squadra giallorossa oggi è una delle poche realtà a livello europeo a rappresentare una crescita esponenziale dopo la pandemia. I giallorossi hanno sconfitto, nell’arco di 1000 giorni, forse qualcuno in più, la congiuntura economica. Questo consente al nuovo DS Ghisolfi di avere qualche libertà in più sul mercato: significa che la UEFA, in termini di settlement agreement, non starà con il fiato sul collo come in passato. La Roma avrà maggiore possibilità di manovra sul mercato. Condizione che non è stata concessa a Pinto. Vedremo come il neo dirigente giallorosso gestirà tutto questo patrimonio che, ad oggi, vale più di mezzo miliardo di euro.