Pruzzo ricorda Di Bartolomei. Era il 30 maggio del 1994 quando il popolo giallorosso e tutti gli appassionati di calcio vennero colpiti da una notizia bruttissima. Agostino Di Bartolomei, storica bandiera e capitano della Roma scudettata si tolse la vita nella sua villa di San Marco a Castellabate. Ago si sparò un colpo al petto esattamente a dieci anni di distanza dalla sconfitta della sua Roma all’Olimpico nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.
Di Bartolomei si sentiva escluso dal calcio, un mondo al quale aveva dato tanto senza troppa riconoscenza da parte di molte persone. Il mondo del calcio che lo aveva escluso e che continuava a non farlo entrare direttamente nelle sue dinamiche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Ago è ricordato da tutti come una persona buona, generosa e dal cuore immenso. Oltre, ovviamente, per le sue strepitose doti in mezzo al campo. Nel 1984 la Roma decise – dopo 8 stagioni – di metterlo sul mercato. Egli, quindi, seguì Liedholm al Milan.
Proprio Roma e Milan sono volate in Australia per celebrare il ricordo di Ago in queste ore. Domani all’Optus Stadium di Perth – dalle ore 19 locali, le 13 italiane – i due club giocheranno una partita amichevole in suo onore.
In queste ore sono in tanti a ricordare la storica bandiera giallorossa. Impossibile che possa mancare un ricordo del suo grande compagno di squadra alla Roma in quel periodo, vale a dire l’ex bomber Roberto Pruzzo.
Pruzzo ricorda il suo vecchio compagno di squadra di Bartolomei: le stupende parole
Roberto Pruzzo ha rilasciato questa mattina una lunghissima intervista per il ‘Messaggero’. Protagonista del suo ricordo è stato, come ovvio che sia, Agostino Di Bartolomei scomparso esattamente 30 anni fa.
Questo lo stupendo ricordo dell’ex bomber della Roma negli anni Ottanta: “Ogni tanto ci penso, anche quando non è l’anniversario. Non è tanto per dire, per farmi bello, chi mi conosce lo sa. Ago è stato parte della mia vita. Quando sono arrivato a Roma ero un ragazzino e fu la prima persona che conobbi. Tempo di una chiacchierata e mi invitò a casa sua. Abitava a via del Serafico. Mentre pranzavamo, mi propose di dormire da lui. Rimasi due, tre giorni, il tempo di trovare qualcosa. Passava per essere un orso, un introverso e invece non era vero. Era di una generosità incredibile“.