Il 30 maggio è certamente una delle date peggiori nella storia della Roma. Quarant’anni fa all’Olimpico si consumava uno dei principali drammi sportivi giallorossi, ovvero la sconfitta ai rigori nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. Ma ciò che è accaduto esattamente dieci anni più tardi fa ancora più male.
La mattina del 30 maggio 1994 l’indimenticabile Agostino Di Bartolomei si toglieva la vita nella villa di San Marco, la frazione di Castellabate dove viveva da qualche anno assieme alla sua compagna Marisa e al figlio Luca. Alle prime luci dell’alba ‘Ago’ uscì in terrazza e si sparò un colpo al petto con una pistola Smith & Wesson .38 Special.
Nei giorni successivi al tragico gesto in tanti hanno provato a cercare un perché. Qualcuno ritiene che l’aver smesso di fare il calciatore lo avesse fatto piombare nel buio, altri che non era mai riuscito a sopportare ciò che stava diventando quel mondo a causa del suo carattere. Nella lettera che lasciò nel taschino della giacca, rivolta alla moglie Marisa, ‘Ago’ spiegò tutta la sua frustrazione per non aver ricevuto il sostegno sperato per la realizzazione della sua Cittadella dello Sport nel Cilento.
In più Di Bartolomei rimase molto deluso dalla scelta della Roma, che per il posto di direttore generale scelse l’ex arbitro Agnolin invece di puntare su di lui. Quel mondo del calcio che continuava a sbattergli le porte in faccia è probabilmente ciò che più di tutto ha fatto sprofondare l’ex capitano giallorosso: “Mi sento chiuso in un buco“, scrisse nel biglietto lasciato all’amata Marisa.
Al di là delle tante motivazioni che si possono cercare, Di Bartolomei è stato e continua a essere un idolo per tutti i romanisti. Lo ha detto anche De Rossi nella conferenza stampa che precede il match amichevole contro il Milan, in programma domani sera a Perth proprio per ricordare la figura del grande ‘Ago’. DDR ha precisato che Di Bartolomei “ha lasciato l’esempio di cosa significhi essere romano e romanista“.
Esordì in Serie A con i giallorossi il 22 aprile 1973: aveva compiuto 18 anni solo da due settimane. Il match contro l’Inter a San Siro terminò 0-0: in pochi potevano immaginare che quel ragazzo che scese in campo con la maglia della Roma sarebbe diventato uno dei principali simboli della storia romanista. In tutto Di Bartolomei ha indossato la maglia giallorossa in 317 occasioni tra campionato e coppe, mettendo a segno 71 reti e contribuendo ai successi del club.
Memorabile lo scudetto del 1983, ottenuto con la fascia da capitano al braccio, a cui si aggiungono le tre Coppe Italia (1980, 1981, e 1984). Nel 2012 il giornalista e scrittore Gianni Mura, scomparso nel 2020, scrisse che “i veri capitani possono morire o anche scegliere di morire, ma dimenticarli è impossibile“: parole che rappresentano perfettamente cosa è stato Di Bartolomei e cosa continua a essere nel cuore di tutti i romanisti.