“Nessuno è profeta in patria”, sembra un’antica locuzione latina scritta appositamente per Matteo Falasca, l’ex Roma Primavera passato l’estate scorsa al Sassuolo dopo essere praticamente cresciuto a Trigoria. A due passi da casa. Eppure, quello, sembrava un addio più che un arrivederci. Ma il destino – scherzandoci sopra – li ha riportati di nuovo uno di fronte all’altra, al Viola Park, per l’atto conclusivo. Falasca e la Roma, la Roma e Falasca. Entrambi di fronte al proprio passato, nel mezzo lo Scudetto di categoria. Un epilogo che forse né il giocatore stesso né tanto meno Federico Guidi avrebbero mai potuto immaginarsi…
Per Roma e Sassuolo, venerdì sera, sarà volente o nolente il coronamento di un anno eccezionale. Da un lato i giallorossi di Guidi, dall’altro gli underdog (gli sfavoriti) di Emiliano Bagica. Per Guidi è la chiusura di un cerchio incominciato nel giugno 2022 quando rilevò l’eredità di una leggenda vivente come quella lasciata da Alberto De Rossi, padre di Daniele, attuale tecnico della prima squadra. Per Bagica sarebbe il punto più alto della carriera da allenatore, un’impresa che gli garantirebbe un posto di rilievo nella storia per conquistare un titolo battendo nello stesso giro corazzate del calibro di Atalanta, Inter e Roma, se succederà. Tra i due, Falasca.
Romano d’origine e temperamento, Falasca conosce bene i rivali. Ci è cresciuto insieme. Annata dopo annata. Categoria dopo categoria. I cancelli di Trigoria per lui sono una seconda casa, li frequenta da quando era un ragazzino dei Giovanissimi, poi degli Allievi e infine della Primavera. L’anno scorso l’ultimo anno con Guidi al timone. Quindi il trasferimento per circa cento mila euro nella seconda squadra di Sassuolo, profonda e sperduta provincia di Modena. È lì, lontano dai cancelli di Trigoria, dove farà emergere tutte le sue doti da laterale sinistro con licenza d’offendere. Perché Falasca sa sempre cosa fare e quando farlo, e questo venerdì potrebbe fare tutta la differenza del mondo.
Nell’ultima stagione in giallorosso, con Guidi allenatore, l’avventura di Matteo finisce troppo presto, ai quarti, di fronte alla Fiorentina vice campione d’Italia che si inchinerà solo davanti al Lecce. Quest’anno referta gli stessi numeri della stagione precedente: 29 presenze, 1 gol e 2 assist decisivi. Uno nel pareggio in trasferta con la Samp (2-2), l’altro nella pazzesca rimonta interna col Torino (6-3). Adesso vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa, vendicare quel club che si porta nel cuore ma che l’ha scaricato. Le sliding door venerdì, per l’appuntamento con la storia. Sarà vittima del proprio passato oppure carnefice?