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Ghisolfi può “distruggere” Roma: le regole ferree del nuovo DS per rivoluzionare i giallorossi

Roma, il nuovo DS taglia i ponti con il passato: più presenza e meno esitazione. Alla scoperta del “metodo Ghisolfi”

Solidità e coesione, queste le parole chiave per cui è stato scelto Florent Ghisolfi come DS. L’ex Nizza ha scavalcato la concorrenza, che tra gli altri vedeva un ex giallorosso importante come Nicholas Burdisso, per via di determinati canoni sconosciuti ai più. La piazza, infatti, continua a chiedersi da settimane cosa abbia di speciale quest’uomo da farlo preferire al resto dei DS in circolazione.

La svolta sarebbe nel metodo: in primis occorre sfatare un falso mito. Non è vero che Ghisolfi non conosce il campionato italiano: è esperto di Ligue 1 per forza di cose, ma segue ogni tipo di competizione. Non ha le cassette di ogni calciatore, quelle che era solito conservare Monchi prima, dopo e durante la sua permanenza a Siviglia, e non è neanche grafomane al pari di Walter Sabatini.

Ghisolfi, efficienza e innovazione

Ghisolfi appartiene alla “nuova generazione” di dirigenti: coloro che viaggiano spesso e familiarizzano con la tecnologia. Nello specifico, l’ex Nizza ha sempre tablet e smartphone a portata di mano. Sembra quasi un business manager, ma lui tratta persone. Non è schiavo delle nuove tendenze, le utilizza a proprio vantaggio: significa che vede i giocatori più utili attraverso schede tecniche e proiezioni dettagliate per poi andarli a trovare direttamente sul campo.

Il neo DS dei giallorossi (RomaForever.it-Screenshot Instagram)

Si attacca a loro come un “amico” fidato fin quando non è conclusa la trattativa. Celebri in Francia sono i suoi blitz in giro per l’Europa alle ore più improbabili del giorno e della notte. Non lavora solo. Al Nizza poteva contare su 10 osservatori al suo seguito: non li porta tutti con sè, alcuni agiscono sul territorio, altri li manda in avanscoperta.

Il “tarlo” del calciomercato

È meglio conosciuto con il soprannome di ver à bois che, in francese, vuol dire tarlo: entra nella testa e nelle vite dei giocatori che considera “sue” creature. Per questo quando arriva in una squadra sta spesso in campo: segue gli allenamenti con l’allenatore di turno e instaura un dialogo costante. Potrebbe, quindi, diventare una sorta di “ombra” per Daniele De Rossi.

Lo faceva anche al Nizza con Farioli. Questo gli permetteva due cose: la prima di capire subito dove intervenire per puntellare la squadra, la seconda – non meno importante – di vigilare sulla vita privata dei giocatori. Un vero e proprio “sergente di ferro”. In Francia era solito comprendere a una prima occhiata chi aveva fatto serata e chi no.

Uomo spogliatoio e braccio destro

Ex colleghi raccontano che, in alcuni frangenti, data la sua giovane età (1985), si ritrovava negli stessi posti frequentati dai giocatori e li teneva d’occhio. Questo durante la stagione. Non appena scattava il rompete le righe, ognuno per la sua strada. Ghisolfi, in altre parole, ha un fiuto particolare per i talenti e una cura quasi maniacale.

Vuole garantire il massimo sotto ogni aspetto: De Rossi avrebbe gradito proprio queste ultime qualità. I Friedkin sono pronti ad accontentare la nuova coppia DDR-Ghisolfi nella speranza che a Roma si torni a respirare un’aria diversa, dove le ambizioni non sono un delitto e la voglia sia un denominatore comune. I giallorossi sono pronti a cambiare faccia. Non solo sul piano dirigenziale.

Andrea Desideri
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Andrea Desideri