Daniele De Rossi, la fame e la pazienza: l’esempio dell’Atalanta può cambiare la Roma

Daniele De Rossi getta le basi per la Roma del futuro: quanto conta l’esempio della Dea e la “scuola” Gasperini

Andrea Desideri -
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De Rossi
Daniele De Rossi sulla panchina della Roma

Daniele De Rossi ha gettato l’ancora. La Roma sarà presente anche nel suo prossimo futuro. Sarebbe stato lo stesso, perchè avrebbe continuato ad amare questi colori anche soltanto da tifoso, ma essendo stato riconfermato come allenatore deve metterci qualcosa in più. La voglia non è mai mancata, l’impegno c’è sempre stato, ora serve la programmazione.

Un termine abusato a Trigoria, ma mai davvero compreso. La possibilità di fissare dei paletti, da arrivare a toccare nel corso della stagione, senza pressioni ma con consapevolezza. Non a caso DDR ragiona per parole chiave: ha cominciato a parlare di “fame”, “voglia” e “motivazioni”. Quelle che nell’ultima fase giallorossa di Mourinho sono mancate a tutto il collettivo.

De Rossi e la Roma che verrà

Daniele De Rossi in questi pochi mesi da ‘traghettatore’ ha dimostrato che è possibile mettere un punto a capo e voltare pagina. Dopo Empoli quel nuovo capitolo sarà scritto sul serio e la terminologia migliore – in campo e fuori – dovrà usarla il collettivo. L’allenatore è pronto a mostrare la via, ma avrà bisogno anche di persone disposte a comprendere un sentiero condiviso.

La rotta dev’essere una e senza ripensamenti. Esitazioni zero, ma tanta curiosità di capire, valutare e azzardare. Lo stesso ha fatto, nell’arco di quasi dieci anni, l’Atalanta con Gasperini. Una squadra che oggi gioca a memoria, proponendo un calcio moderno, con nuovi principi e basi solide di gioco. Ci sono voluti 3650 giorni per arrivare a un risultato storico.

Tra passato e presente

La Roma non è detto che necessiti dello stesso tempo, ma ha sicuramente bisogno di un lavoro a lungo termine. L’altra parola a cui dalle parti di Trigoria sono allergici, per tanti motivi e altrettanti trascorsi, è progettualità. Gli allenatori – all’ombra del Colosseo – sono durati al massimo 3 anni. Non più di 4 nel passato recente.

Troppi cambi, un numero imprecisato di stravolgimenti che hanno portato a colpi di scena. De Rossi è chiamato a riportare la serenità e quel tipo di adrenalina che serve a scalare le montagne, per arrivare – magari – a notti europee che nessuno si aspettava di vivere. Con Mourinho e con Fonseca sono state possibili (come dimostra il raggiungimento della quinta semifinale europea in 7 anni), ma questa non deve essere considerata un’eccezione. De Rossi – di scuola Spallettiana con influenze Gasperiniane – può portare l’eccezionalità a diventare routine. I tifosi (e non solo) non aspettano altro.