Mile Svilar potrebbe essere la “chiave di Volta” del futuro romanista. Il confronto con Rui Patricio non lascia dubbi: l’estremo difensore belga è già un top player.
Mile Svilar, presente e futuro della Roma. Il portiere è stato uno dei primi a essere “blindato” dai Friedkin. La proprietà giallorossa ha dato l’ok per il rinnovo di De Rossi – di cui devono essere ancora formalizzate le cifre – e contemporaneamente ha annunciato di voler adeguare il contratto del portiere belga. Un tassello di importanza fondamentale.
La ragione è nei numeri: l’estero difensore – da quando ha preso il posto di Rui Patricio – ha effettuato il 75% di parate. Il collega si attesta sul 10% in meno a parità di presenze. Significa che lo scorso anno, sebbene Patricio giocasse di più, ha comunque reso al di sotto della sufficienza.
Un numero impressionante sul piano statistico che lo colloca direttamente nell’Olimpo dei top player insieme a personalità del calibro di Szczęsny, Maignan e Skorupski che hanno una percentuale leggermente più alta. La sostanza, però, non cambia: il calcio moderno esige un portiere saracinesca e Svilar ha dimostrato di esserlo.
Nell’ultimo periodo tutte le squadre che hanno fatto bene, tra alti e bassi, in campo internazionale potevano contare su un buon portiere. Più che affidabile: determinante. Questo non ha prezzo. Infatti i giallorossi hanno rifiutato una maxi offerta dalla Premier che avrebbe tentato l’estremo difensore sulla base di 40 milioni.
Friedkin chiude la porta e apre il portafogli per blindare il portiere che, malgrado l’eliminazione prematura, ha fatto più parate nell’Europa League (54). Quello che spinge la Roma a tenere Svilar è anche di matrice storica: l’ultima volta che la lupa capitolina ha messo piede in Champions League tra i pali c’era Alisson Becker.
Attuale portiere del Liverpool. In quella circostanza la Roma riuscì ad arrivare addirittura in semi-finale di Champions League. Una squadra vincente non la fa (soltanto) il portiere, ma avere due guanti di livello su cui contare può far certamente la differenza. I giallorossi hanno cominciato a capirlo: non a caso De Rossi, appena arrivato sulla panchina della Roma, è il primo reparto su cui ha agito.